La danza ti accompagna nella tua vita. Da sempre l’essere umano danza per celebrare momenti collettivi ed individuali di cambiamento e di crescita. La danza esprime l’anelito e la gratitudine umana verso il tutto, come una preghiera spontanea e naturale rivolta all’esistenza. Ai giorni nostri, nella realtà occidentale contemporanea, alcuni individui più di altri mantengono viva questa connessione con la qualità che la danza porta nella vita di una persona e di un gruppo. Accade questo forse grazie ad un’antica memoria che in alcuni sistemi corpo-mente-spirito rimane prioritaria e forte, anche in condizioni che non invitano in maniera particolare a danzare. L’individuo in questione potrebbe sentirsi alienato, lontano dalla sua tribù che danza, ma solo quando non sta danzando. Il momento della danza riattiva non solo la memoria di un tempo antico in cui la danza era condivisa quotidianamente, ma anche la connessione con i danzatori di ogni tempo e luogo: questa considerazione si basa sull’esperienza un po’ misteriosa del fatto che quando si vive profondamente la danza non ci si sente mai isolati.
La danza attiva una particolare alchimia a tutti i livelli dell’essere: fisico, emozionale, psicologico, spirituale. E ogni livello ne risulta trasformato a grande velocità e senza sforzo. Per citare le parole di una mia cara allieva dei workshop di Alchimia della Danza che tengo a Milano: “mi sento sempre molto agitata prima di danzare, perchè so che dopo niente sarà più come prima”. Quell’agitazione è l’anticamera della trasformazione!
A danzare è sempre il nostro essere più profondo, anche quando non ce ne accorgiamo. A volte non è neanche necessario muovere il corpo: persino quando ci sediamo ad ammirare un bel tramonto sorge una danza interiore.
Nel diventare più cosciente della presenza della danza nella tua vita, questa cresce e si espande sino a farti scoprire in quanti più aspetti della tua vita la danza ti può accompagnare, supportare e guarire.
Che cosa accade quando danzi?
Secondo la mia esperienza, quando danzi accade principalmente una grossa rivoluzione che si riferisce al controllo che di solito la mente esercita sul corpo in movimento. Normalmente, possiamo dire che i nostri movimenti sono pensati e poi esercitati dal corpo. Si può dire che c’è danza quando il movimento prende il sopravvento sul controllo della mente e persino sul corpo. Il corpo rimane lo strumento espressivo e garantisce il radicamento nella realtà del momento presente, ma si inverte la direzione in cui si muove il flusso. Il movimento sembra sorgere dal vuoto, il corpo si muove e la mente è costretta a registrare ciò che sta accadendo. Nella pura facoltà di osservare, la mente non controlla. Magari all’inizio di una danza, la mente continua a indurre il movimento, eppure dopo un tempo di non prevedibile durata, ma relativamente breve, la rivoluzione accade. Il corpo in quanto strumento innocente ed imparziale inizia a “rivelare” i movimenti, a portarli in essere, a far sí che si manifestino e diventino reali. E perchè lo fa? Perchè il corpo è cosí disponibile nei confronti della danza? Osserva un bambino: danza in maniera spontanea e cattura la meravigliata attenzione di tutti coloro che lo circondano. Il corpo riceve un piacere particolare dall’atto di danzare, si sente libero, si scioglie nella particolare qualità del movimento che definiamo danza. In questa libertà, la respirazione si espande e segue il suo moto naturale, non condizionato. La danza conduce il corpo verso l’esperienza dell’estasi. La differenza tra il bambino e l’adulto è che il bambino è tutt’uno con la danza, mentre nell’adulto la mente rimane coinvolta in qualità di reporter: prende nota di ciò che sta accadendo. In questo ruolo che viene automaticamente assegnato alla mente durante il processo, essa si rinfresca, si rilassa, proprio come un cronista che ha il solo facile compito di riportare i fatti.
Nell’inquadrare il fenomeno che accade, mancano due tasselli:
da dove viene la danza? Come si riconosce la danza?
Come ho citato poco fa, la danza sembra arrivare dal vuoto. Se in un primo momento si possono eseguire dei movimenti concepiti nella mente, durante la danza è inevitabile esserne sopraffatti. Un danzatore che esegue una coreografia sa che dopo una fase di apprendimento e memorizzazione dei passi, arriva un momento in cui i movimenti vengono assimilati, fatti propri, eseguiti senza pensare: e in quel momento ha inizio la danza, laddove prima vi era una mera sequenza di movimenti. Vi è un momento in cui la danza è una canalizzazione di una qualità che ha qualcosa di sublime, che giunge da uno spazio lontano che sembra risiedere in un’altra dimensione e il corpo del danzatore è il canale.
Ricordo una frase del Maestro Osho, un mistico indiano che ha molto parlato della danza come meditazione: “Solo quando sei tu a danzare, saprai cosa accade”. Il danzatore riconosce la danza quando la sua mente si fa da parte e si trasforma in un mero cronista; tuttavia, rimane presente una facoltà di grande potenza, un punto fermo nel movimento, come fosse l’occhio del ciclone o il fondo del mulinello nell’acqua. Mentre danzi ti ritrovi lí, in quel punto, anche se il tuo corpo e la tua mente sono entrambi impegnati, tu vieni sbalzato in quel punto centrale e osservi. Non sei il corpo, quel veicolo, quel canale, bensí osservi il corpo. Non sei la mente, quel reporter, quel cronista, bensí osservi la mente. E non hai cercato tutto questo. Qualche istante prima avevi semplicemente iniziato a danzare e la danza ti ha portato fino al centro da cui osservi ora. È un fenomeno energetico.
La danza è un’arte e come tutte le arti cura l’essere umano, lo guarisce dalle sue frenesie, lo preserva persino da se stesso quando la sua identificazione e i suoi strati di condizionamento diventano molto spessi. Quel centro di cui si può fare esperienza danzando è un luogo originario in cui il nostro sistema corpo-mente-spirito ha l’opportunità di effettuare un reset, un riallineamento con la propria natura più essenziale.
Vorrei citare una mia esperienza che possa chiarire meglio in che modo la danza può essere una forma di guarigione. Circa una decina di anni fa, cioè dopo aver danzato almeno vent’anni della mia vita, la mia intenzione si è rivolta verso la ricerca di un maggior radicamento. Ho sentito il bisogno di lavorare di più sulle mie gambe, desideravo sentirle di più e integrarle maggiormente nella percezione del mio corpo. Questo desiderio faceva parte del desiderio più grande di essere più presente alla realtà in ogni momento e anche di esserci per me stessa in ogni momento. Il fatto di stare più saldamente sulle mie gambe era ed è simbolico di essere presente nel momento ed esserci per me stessa in ogni momento. Ciò che fa il corpo è simbolo di ciò che accade nella vita. In quel periodo, mi esercitavo in maniera libera focalizzando la mia attenzione sui movimenti delle gambe. Nelle ore di insegnamento, notavo che i miei allievi non erano connessi con le gambe e vedevo me stessa. Non eravamo abbastanza sicuri nell’appoggio a terra e in qualche modo questo minava la nostra fiducia in noi stessi. Durante le mie lezioni, spesso proponevo minuti e minuti di esercizio in cui stare seduti o sdraiati e sollevare le gambe, muoverle in sospensione in svariatissimi modi, lasciarle “volare”. Con questo stratagemma, si arriva a sentire di più sia il bacino che l’addome e la schiena e a riattivare moltissimo la circolazione. Nel ritornare in stazione eretta accade progressivamente il radicamento: le gambe rivitalizzate sentono davvero il peso del corpo e sembrano sprofondare a terra come radici. Ad un livello più ampio, la mia connessione con le gambe è migliorata cosí tanto da permettermi di sentire i luoghi in cui mi reco: è come se in ogni momento io potessi registrare informazioni sul luogo in cui mi trovo attraverso le mie gambe, è una nuova sensibilità che uso molto nelle situazioni della vita e mi fa sentire sicura di me stessa.
Il ruolo dell’artista sta riemergendo negli ultimi anni in ambiti terapeutici in cui la psicologia e persino la medicina stentano ad avere risultati. La danzaterapia supporta l’essere umano in ciò che riguarda aspetti esistenziali ancora troppo trascurati dalle scienze.
Nell’incontro tra l’artista e il ricercatore, qualora non siano la stessa persona, è importante il linguaggio con cui comunicare. A volte, incontro persone che cercano un approccio che tenga in considerazione aspetti esistenziali dell’essere umano per crescere ed evolversi. La danza è un modo meraviglioso per iniziare o integrare un percorso di crescita ed evoluzione personale. La danza è un linguaggio, per questo quando incontro questi ricercatori li invito ad ascoltare in modo diverso. Un danzatore ti parla attraverso il suo corpo e non puoi ascoltarlo solo con il senso dell’udito! Puoi attivare, ad esempio, anche il senso del tatto, perchè la sua presenza nel corpo ad un certo livello tocca anche il tuo corpo, pur senza un vero e proprio contatto fisico.
Il danzatore è plasmato naturalmente e formato per ricevere la musica, ma non ascolta solo attraverso l’udito! La musica sotto forma di onde sonore tocca il corpo come un massaggio e attiva degli impulsi che il danzatore affinando la sua sensibilità riesce a percepire e a seguire in modo da generare altri impulsi a cascata attraverso il movimento del corpo nello spazio. Il corpo del danzatore è in grado di entrare in risonanza con la musica e generare a sua volta risonanza con altri corpi. Magari non ne è pienamente cosciente, ma è questo ciò che un ricercatore desidera quando si avvicina ad un danzaterapeuta o maestro di danza.
Ho tanti amici danzatori e a loro dedico questo scritto. Mi è capitato di recente di incontrare persone nuove molto coscienti del proprio corpo che hanno iniziato con la danza e sono arrivate allo Yoga. Il riconoscimento è stato immediato, è qualcosa che accade direttamente tra i corpi. Della danza conosciamo il training fisico: l’uso della muscolatura profonda, la costante ricerca di spazio nelle articolazioni. E non mi riferisco allo studio accademico: ci sono danzatori naturali che svolgono questa ricerca da autodidatti ed è incredibile la loro maestria con il linguaggio della danza, un linguaggio del corpo che bypassa l’approccio intellettuale.
La maggior parte delle persone non riesce a tener presente e ricordare che le funzioni vitali del nostro corpo non sono sotto il controllo della nostra volontà, mentre si tratta di un’evidenza che riporta il corpo in primo piano con una sua identità e saggezza.
Il danzatore dialoga attraverso il corpo e quando incontri un danzatore il suo corpo dialoga con il tuo. Anche per questo motivo, i danzatori non sono molto bravi con le parole… In questi ultimi tempi ho osservato il mondo della danzaterapia venire occupato da psicologi che con il movimento hanno ben poca frequentazione. Negli ultimi anni, ho visto il mondo della danza estatica venire conquistato da dj che hanno riteuto opportuno togliere di mezzo il ruolo del “maestro di cerimonia” che di solito è ricoperto da un esperto danzatore…
Uno psicologo è dotato di lettino o poltroncine nella sua stanza, mentre un danzatore ha più confidenza con un ampio spazio vuoto dal pavimento preferibilmente in flessibile e caldo legno; un dj ha i suoi piatti o il suo pc, mentre un danzatore conosce la tecnologia del corpo, la chimica delle emozioni e il flusso dell’energia che attraversa la materia. Come poter fare a meno di questo quando si tratta di danza?
La danza si è diffusa nei secoli scorsi in Europa in lussuosi salotti come prerogativa di annoiate nipotine di ricche matrone. E più di recente attraverso scuole costose detentrici di uno studio accademico all’insegna della continuità nelle cui sale albergano corpi sempre più scarnificati.
Ma quando entri in prima persona nel fenomeno energetico che è il danzatore, quando sei tu stesso a danzare, ogni separazione e ogni sacrificio scompaiono. Bene, ora dimmi: che cosa accade quando danzi?
Workshop di Alchimia della Danza e week end residenziali nella natura nella sezione eventi.